Leone in gabbia
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Devo il mio incontro artistico con Leoncillo al lockdown. Costretta a cercare dei mezzi di sopravvivenza li ho trovati nello studio. Per caso, vidi un documentario su di lui trasmesso da Rai Cultura. Mi vergogno ad ammetterlo, ma fino a quel momento ne avevo ignorato l’esistenza.
Devo dire che a prima vista le sue sculture non mi appassionarono, ma mi incuriosì, invece, la sua vita.
Leoncillo all’età di quattordici anni si fece bocciare a scuola per la condotta e la madre per punirlo lo chiuse a chiave in uno sgabuzzino angusto che comunicava con un cortile interno attraverso una minuscola finestra.
Il fratello Lionello, sperando di alleviare la pena della “prigionia”, gli portò un secchiello di creta.
Leoncillo scolpì una cane che sembrava fissare un punto lontano e una scimmia dallo sguardo perplesso.
Dopo avere aperto in un modo tanto insolito le cateratte della creatività, scoprì che la sua presenza nel mondo passava attraverso la creta.
Una storia d’arte e di vita particolarmente interessante per una psicologa come me, che ogni giorno impara e
insegna quanto la consolazione sia un atto creativo.
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Hybrida - Di tutto un po'
Pagine: 112 p., Brossura
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