Sei estenuanti ore di battaglia per orientare l’imprevedibile corso degli eventi.

Sei cruenti ore di devastazione per guadagnarsi il lauro della gloria.

Sei ore di morte sullo sfondo della baia a mezzaluna.  

Per bloccare l’avanzata finora trionfale della Persia a ovest, gli ateniesi avevano lasciato sguarnite le mura della propria capitale; azzardo che Dario, l’illuminato Sovrano Universale, era intenzionato a punire sul punto di approdo della piana di Maratona, là dove si era sincronizzato l’orologio della storia, le cui lancette avevano cominciato a girare in favore dei greci.

Gli invasori, provenienti da un Regno sterminato di più di mille centri abitati che si estendeva dalla valle dell’Indo fino alla millenaria landa dei Faraoni, avevano registrato migliaia di perdite a dispetto delle centinaia di vittime toccate allo schieramento avverso guidato dallo Stratego Milziade.

Una piccola città-Stato aveva tenuto testa a un Impero smisurato.

Lungi dal finire, la guerra minacciava di proseguire.  

I nemici occidentali non erano i soli a impensierire i lungimiranti piani del soprannominato Re dei Re.

Maratona, teatro del cruciale scontro, era situata a poche centinaia di stadi da Atene; distanza che sarebbe stata percorsa a piedi, dagli opliti ellenici, e via mare, dalla flotta marittima persiana.

Arrivare primi significava ipotecare la vittoria e il destino del mondo presente e futuro.